Breve Programma: Liberi contributi a Fermare il declino (punti 2, 3 e 8 di FiD)

1)    Ottimizzazione della spesa per beni e servizi delle PA

Premessa: la situazione attuale

Per anni, nella mia esperienza professionale, ho lavorato e lavoro all’ottimizzazione della spesa anche in realtà pubbliche (in particolare relativamente a TLC e ICT, ma il ragionamento si può estendere), con servizi di supporto nella scelta delle strategie di approvvigionamento, ottimizzazione dei fabbisogni e dei contratti, esecuzione di gare d’appalto, controllo dell’esecuzione dei contratti comprensivo del controllo della fatturazione.

Molto spesso le pubbliche amministrazioni non hanno le competenze necessarie, né hanno risorse per reperirle. Se le hanno, tipicamente le usano male.

Parte delle competenze in materia di approvvigionamenti sono state assegnate a Consip o a centrali acquisto locali, ma soltanto per quanto riguarda la stipula di contratti quadro che portino alla riduzione del costo unitario dei beni e dei servizi appaltati.

Rimane compito interno a ciascuna PA la definizione dei fabbisogni nel rispetto della spesa, suddivisa per capitoli di bilancio. Molto spesso la definizione dei fabbisogni è lasciata al fornitore.

Il sistema non porta necessariamente ad una riduzione complessiva della spesa.

Inoltre, rimane difficile un’ottimizzazione della spesa complessiva che generi efficienza, quando alla contrazione della spesa per un determinato capitolo, non possa corrispondere l’incremento della spesa per un altro capitolo. Es. a tutt’oggi i risparmi sulla telefonia tradizionale, tipicamente relegati tra le utenze, non possono facilmente essere investiti in servizi ICT che incrementino produttività. Quindi perché ridurre se non posso rispendere? I responsabili di un capitolo di spesa con i risparmi perdono potere e non guadagnano nulla.

Soluzioni

Primo è necessario eliminare l’assegnazione del budget per capitoli di spesa, assegnando un unico budget per Amministrazione, suddividendo le spese solo tra quelle per il personale e quelle per acquisti di beni e servizi (oltre alle altre spese funzionali es. erogazione prestazioni di varia natura, come pensioni, fondi alle imprese ecc.).  I capitoli potrebbero essere mantenuti per controllo e rendicontazione interna della spesa, ma è necessaria una maggiore flessiblità nello spostamento dinamico di budget da un capitolo di spesa ad un altro.

Secondo, è necessario elaborare una strategia per ottimizzare la spesa pubblica avvalendosi di competenze dal mercato, a costo zero per la PALa soluzione potrebbe essere quella di indire gare di consulenza per l’ottimizzazione che prevedano un corrispettivo per le società aggiudicatrici, al solo raggiungimento degli effettivi obiettivi di riduzione di spesa delle PA. Per i settori di spesa da ottimizzare appaltati, i servizi di ottimizzazione sarebbero la definizione delle strategie di sourcing, la definizione dei fabbisogni, la negoziazione della spesa tramite gara pubblica o con l’utilizzo di strumenti già a disposizione attraverso Consip o altro ente, il controllo della corretta applicazione di fatturazione e penali anche indietro nel tempo come previsto dalla legge.

Le metodologie importate dal mercato potrebbero poi essere tesoro degli enti, che ne hanno tratto beneficio. In tal modo le società di consulenza diverrebbero partner della PA. Quest’ultima tuttavia non ne assumerebbe alcun peso, se non retrocedendo una quota di risultato. Progettando bene le clausole contrattuali ex ante in fase di stipula, la società sarebbe tutelata in quanto la PA sarebbe poi costretta all’ottimizzazione prospettata, per non incorrere nel danno erariale e nei provvedimenti relativi. Sarebbero quindi incentivate le decisioni in base alla convenienza e non in base a scelte politiche o clientelari. Tale nuovo sistema diminuirebbe di molto la possibilità di corruttela insita nel sistema attuale. O eviterebbe il risultato nullo per via dell’azzeramento delle risorse da dedicare a servizi di ottimizzazione della spesa/supporto consulenziale, oggi spesso associato a fenomeni di corruttela.

2)    Far convergere in un’unica entità le competenze in materia di appalti nel settore ICT della PAC, ora duplicate tra Consip e Agenzia per l’Italia Digitale (Su questo tema il post https://elenabombardieri.wordpress.com/2012/12/12/tlc-nella-pa-d…-cambiato-anzi/).

Tale situazione è retaggio di un passato in cui informatica e TLC erano due mondi divisi. E’ ancora il passato e genera diseconomie e incertezza per le PA, soprattutto per le centrali che sono obbligate all’adesione ai contratti stipulati sia da un ente che dall’altro.

3)   Far arrivare alla conversione in legge il decreto Crescita 2.0 e provvedere alla definizione di tutti i decreti attuativi necessari. (Migliorandolo se non ci arriva entro il 18 dicembre 2012)

4)    Revisione della normativa fiscale relativa all’economia generata da servizi web.

Non sono un’esperta della legge in materia, ma sempre dalla mia esperienza lavorativa relativa ai servizi fruiti via web, come l’e-commerce, l’e-banking, il gambling, la pubblicità sul web o la fruizione di contenuti, sarebbe necessaria una nuova regolamentazione.

E’ necessario imporre che, per erogare servizi a cittadini italiani in territorio italiano, vengano costituite società in Italia e che tutto il fatturato generato da cittadini italiani, sia sottoposto a regime di tassazione in Italia! Se rimane possibile il profit shifting dei profitti del web generati dall’Italia perdiamo tutto il potenziale di crescita dell’innovazione, per via della concorrenza irreplicabile dall’Italia a parità di modello di business. Dovremmo a tal proposito trovare terreno comune in Europa con tutti i paesi a tassazione più elevata. (Su questo tema gli altri post: https://elenabombardieri.wordpress.com/2012/12/07/economia-del-web-e-altri-pensieri-per-il-futuro/ e https://elenabombardieri.wordpress.com/2012/12/12/e-commerce-ecco-il-nostro-competitor/)

5)    Politiche per la fiducia nel futuro (fare figli), la famiglia e il lavoro delle donne

Introdurre l’obbligo di adesione della PA alla richiesta di part-time, compatibile con gli orari scolastici, da parte di donne madri o da parte di padri affidatari dei figli, che siano dipendenti pubblici (comprese società partecipate) senza limite al 3% dei dipendenti. Obbligo della PA ad aderire alla richiesta di riconversione del contratto a tempo indeterminato su richiesta.

Inserire concrete agevolazioni fiscali nel privato per chi da lavoro part-time ad una donna madre o genitore solo affidatario dei figli.

Introdurre politiche di vantaggio fiscale per le aziende, le quali diano flessibilità nella ridefinizione di orari di lavoro (part-time misto verticale orizzontale) a genitori separati, a compensazione del disagio organizzativo per le aziende stesse e come corrispettivo al contributo reso a vantaggio del welfare.

Dedurre completamente dal reddito di una madre lavoratrice, le spese per servizi di collaborazione domestica/baby sitter, magari a fronte di contributi che tutelino la colf al pari di altre tipologie di lavoro. Lo stesso provvedimento potrebbe valere per genitore singolo affidatario (lo stato perde in IRPEF e guadagna in INPS).  Tale provvedimento porterebbe al tendenziale raddoppio dell’occupazione femminile e alla tendenziale copertura del welfare delle donne nel futuro (maturerebbero una pensione seppure bassa), invece di costringere le donne che diventano madri a lasciare il lavoro perché, è già difficile mantenerlo, ma poi non conviene nemmeno se si rendono necessarie spese aggiuntive per la colf-babysitter (oggi da mettere nel redditometro!). Credo che in tal modo anche il lavoro di collaborazione domestica, che verrebbe equiparato ad altre tipologie di lavoro subordinato, sarebbe meglio remunerato e tutelato, generando un ritorno delle donne italiane a sceglierlo, il che in questo periodo di crisi che purtroppo durerà, è pur sempre una risorsa.

Trovare le risorse per asili nido di quartiere, aziendali e comunali.

Trovare le risorse per il tempo pieno di qualità nella scuola, magari a pagamento in funzione del reddito da lavoro prodotto dalla madre e dal padre.

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